Traviata tra romanzo e libretto

Traviata tra romanzo e libretto

la Repubblica, 17 maggio 2015

“La traviata”, Arena del Sole, Bologna, fino al 31

Insieme in palcoscenico l’autore del romanzo autobiografico a scopo autoanalitico Alexander Dumas figlio, il compositore Giuseppe Verdi, il librettista Checco Piave, mademoiselle Duplessis in arte Marguerite Gauthier quindi Violetta, e tracce del demi-monde parigino che fu testimone e complice della tragedia sociale e individuale della giovane puttana (Verdi lo scrive) d’alto bordo bruciata dalla tisi e dalla “follia” di un amore vero e non retribuito. In locandina si legge Traviata ovvero La signora della camelie .

Si recita il libretto inquadrato da cenni e citazioni del romanzo di cui si prende cura affettuosa Umberto Bortolani. Nella sala-mini arena il pubblico applaude come all’opera i più celebri numeri musicali che decollano con naturalezza e precisione drammatica da alcune parole chiave. In buca, diretto da Massimiliano Carraro, il piccolo gruppo strumentale suona la rielaborazione della partitura di Claudio Scannavini, qual e là fin troppo “operistica”: per marcare il segno cameristico dello spettacolo forse sarebbero bastati pianoforte e archi. In scena, con Marina Pitta nel ruolo di Annina, sei giovani della Scuola dell’Opera del Comunale che dopo tre mesi di lavoro con Nanni Garella, sono attori e cantanti; nel caso dei protagonisti Marianna Mennitti, Luciano Pansa e Néstor Losan con presenza e voci di belle speranze.

Regia sobria, gesti calamitati dall’eco o dal presagio degli accenti cantati verdiani che si appropriano, come presenza o memoria, di tutti gli spazi drammaturgici. Ballad opera, musical, Singspiel? Difficile definirla. Ma l’operazione teatrale, virtuosa sinergia produttiva cittadina, è ben progettata e realizzata. E regge. La vicenda “morale” esemplare che nel romanzo fu aneddoticamente edulcorata e che invece nella scrittura teatrale di Verdi esplode con realismo cocente e ancora sconosciuto alla storia dell’opera, si vive con plausibilità affettiva diversa ma verità (melo)drammatica autentica e forte.
( angelo foletto)